Eugenio Borgna è stato direttore dell’ospedale psichiatrico di Novara e attualmente ne è primario emerito.

 

Innumerevoli i libri che ha scritto e che sono un complemento necessario della pratica medica.

Questi saggi hanno al centro le emozioni e la maniera di vivere la loro intensità.  Si va da Malinconia del 1992 alle Figure dell’ansia del 1997, dall’Arcipelago delle emozioni del 2001 all’Attesa e alla speranza del 2005 fino a Speranza e disperazione del 2020 e a Tenerezza del 2022.

Sostenitore di una “psichiatria dell’interiorità”, Borgna ha ricostruito la dimensione profonda del disagio psichico. Indagando le forme del dolore, si è servito della letteratura, della filosofia e dell’arte, come mezzi idonei a svelarela dimensione esistenziale che esso possiede. Per Borgna la schizofrenia, una delle forme di sofferenza più enigmatiche e strazianti, “si radica, per lo più, nella crisi esistenziale segnata dal passaggio dall'adolescenza alla giovinezza".   

Su questo terreno il ricorso a Giacomo Leopardi è diventato indispensabile.

Speranza e disperazione, giovinezza e angoscia trovano una luce legittima nelle pagine dell’autore dei Canti. Sono riflessioni che immettono nella correlazione fra ragione e passioni e nel loro scontro.

Borgna ha più volte ribadito “lo sconfinato significato delle poesie e delle prose di Leopardi ai fini della comprensione del mistero del dolore che si nasconde nella malinconia della quale la psichiatria si occupa senza fine”. I versi della Sera del dì di festa oppure delle Ricordanze e dell’Infinito, come i ragionamenti dello Zibaldone, raccontanola fenomenologia della vita interiore e le crisi che l’attraversano.Nello Zibaldone, che è per lui “un testo di una alta (vertiginosa) riflessione filosofica, e poetica”, Borgna ritrova“riflessioni di una straordinaria radicalità e di una sconvolgente attualità che ci avvicinano al senso, e al mistero, della vita: non solo di quella quotidiana ma anche di quella psicotica: di quella malata”.

Sulla scia dell’Infinitoegli si confronta “con quella che possa essere la esperienza interiore dell’infinito, che fa parte della nostra vita, e che ci è possibile rivivere nella misura in cui ci allontaniamo dalle abituali scansioni della vita, e rientriamo nella nostra soggettività”. L’infinito, cioè, “come esperienza interiore”.

“Le poesie di Giacomo Leopardi – egli scrive - ci confrontano con i grandi temi della nostalgia: con la memoria e il tempo, con i desideri impossibili e le speranze infrante”.

 

  

Le passioni più forti occupano il centro dei testi di Borgna e di Leopardi, che si intrecciano saldamente: “la speranza fa parte della vita, e come non ricordare le parole di Giacomo Leopardi nello Zibaldone:   “La speranza, cioè una scintilla, una goccia di lei, non abbandona l’uomo, neppur dopo accadutagli la disgrazia la più diametralmente contraria a essa speranza”.  

 

E ancora: “Sì, la speranza è rivoluzionaria. La speranza e la disperazione si intrecciano l’una all’altra, come dice Giacomo Leopardi nello Zibaldone: “Insomma la disperazione medesima non sussisterebbe senza la speranza, e l’uomo non dispererebbe se non isperasse”.

 

Per la tenerezza, un sentimento sempre più centrale nella riflessione di Borgna, vale la stessa logica: “La tenerezza rinasce luminosa da alcune poesie, e vorrei incominciare citando La sera del dí di festa di Giacomo Leopardi, di una rara bellezza, e di una tenerezza, fuggitiva ed eterea, radiosa e impalpabile, che non si può non leggere ogni volta con attonita emozione”.

 

Ancora Leopardi serve per ricordare la forza di un sorriso, che,come diceva Leopardi citando Sterne, “aggiunge un filo alla tela brevissima della nostra vita”.

Con la ricerca sulle ferite dell’anima, accompagnata dalle parole dei filosofi e dei poeti a lui cari,Eugenio Borgna mostra la ricchezza attualissima, la vitalità e la potenza dei testi poetici e speculativi di Giacomo Leopardi.

 

Il premio “La ginestra” assegnato al suo lavoro intende testimoniare il fascino speculativo delle ricerche che ha condotto e la fecondità della prospettiva con cui interpreta Leopardi, un poeta che – come confessa – continua a leggere dai tempi del liceo e che ancora lo accompagna nell’intelligenza del dolore e della fragilità umana.

 

 

 

 
 
 

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